Oriente- Novembre 2006 : MYANMAR

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Oriente- Novembre 2006

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Oriente- Novembre 2006

Stato: MYANMAR (MM)
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Cambogia/Thailandia/Myanmar in 3 settimane

 

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Un sogno lungo 30 anni inizia…ora.
L’Oriente a poche ore di viaggio. Il cielo fuori dal finestrino è nerissimo.
Il vino servito dalla hostess in viola della Thai airlines, un po’ acetoso, comincia a far effetto.
Buon riposo, dunque!

h.7,40 (h. 1,40 a Roma)

Eccoci a Bangkok, in Thailandia, anche se di passaggio, “in transfer”, diretti verso la prima vera meta: Angkor Wat, Cambogia.
Impossibile non notare le innumerevoli foto del Re, tanto amato dai suoi sudditi.
Avremo modo di approfondire al nostro ritorno.
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Dedichiamo il primo giorno alla visita di Siem Reap.
In realtà per chi, come me, il terzo mondo non lo aveva mai visto con i suoi occhi, è stata una vera botta.
L’impatto con la povertà, le condizioni igieniche, la precarietà che tutto, qui, ti comunica.
Quei pochi negozi di souvenir sono evidentemente per turisti. Passi da una strada sterrata e dai bambini che chiedono l’elemosina all’interno di un negozio di design, con aria condizionata, commesse perfette e prezzi quasi occidentali.
Le persone, però, sono fiere, hanno lo sguardo tenace.
Abbiamo deciso di fare un massaggio shiatsu in un posto che ci aveva consigliato una nostra amica in Italia.
La stradina che porta in questo, non so neanche come chiamarlo, “posto” è abbastanza scoraggiante.
Ci avviciniamo alla porta, lasciamo le scarpe fuori, ci sono altri due turisti in attesa.
I massaggiatori sono dei ragazzi/e ciechi. Ce ne hanno parlato benissimo. Siamo curiosi di sperimentare.
Si rivelerà il massaggio migliore fatto durante tutto il viaggio, assolutamente da evitare per gli schizzinosi abituati alle SPA di lusso.

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Difficile spiegare cosa si prova. L’immensità dei templi…le cantilene dei bimbi cambogiani…tanta vegetazione tropicale. In questo istante sono seduta su una roccia in cima all’ East Mebong.
Un leggero venticello che con questo clima caldo umido ( e dire che per loro è la stagione secca), non dispiace affatto. Davanti a me solo alberi, tanti alberi.
Kbalspin: ho scoperto che questo è il nome che i cambogiani danno alle cascate.
Il tempo di mangiare qualcosa e andremo verso Banteay Srei, il tempio rosa, dedicato alle donne….
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Oggi lasciamo la Cambogia alla volta di Bangkok, questa volta per restarci un paio di giorni.
Stamattina abbiamo approfittato per rilassarci un po’…abbiamo optato per dei massaggi che si sono rivelati fondamentali per sciogliere bene i muscoli delle gambe provati dai due giorni di tour intorno ai templi.
Quale migliore Addio…
Il tempo per gli ultimi acquisti, qualche regalino per le mamme e poi sull’ ATR verso la Thailandia.
Qui di seguito le poche parole imparate in cambogiano:
Arunsusdai Buon giorno
Ritraisusdai Buona notte
Susdai Ciao
Matn Amico
Ookun Grazie
Liehaui Addio

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E’ molto difficile scrivere con questi ritmi.
Procedo con un aggiornamento veloce.
Arrivati a Bangkok ho trovato utilissimi i consigli presi dai diari di viaggio, letti precedentemente on-line.
Abbiamo preso un taxi-meter verso il nostro albergo, il Menam River-side. Il tassista ridanciano, un po’ troppo, si è fermato a fare rifornimento lasciando acceso il tassametro. Rientrato in macchina, scopriamo che l’albergo era appena girato l’angolo. Lui rideva. Alla fine siamo riusciti a farci togliere qualche bath dalla tariffa, una miseria ma era una questione di principio.
In albergo ci siamo scontrati con un grande mostro: l’aria condizionata!
40° gradi per le strade, 10° gradi dentro il Menam.
Dopo aver fatto il check-in e riposto i bagagli in camera, siamo usciti in direzione chinatown. Giretto per le vie, le bancarelle, gli orribili odori di fritto. Sosta al Grand Chinese Princesse Hotel: all’ultimo piano c’è una terrazza girevole dal quale si può vedere tutta Bangkok. Giro completo in 2 ore circa. Noi l’abbiamo fatto a piedi in pochi minuti. Altro giretto per il quartiere indiano. Abbiamo chiesto in giro per un buon ristorante, tipicamente indiano.
Sorvoliamo sulle condizioni igieniche e sul fatto che ci hanno fatto mangiare in una stanzina usata dai proprietari per mangiare, perché io ho ordinato una birra.
Ho fatto la mia prima gaffe del viaggio. Ho chiesto del “beef”, ovviamente volevo dire “meat” ma ero troppo stanca.
La risposta :”Qui non facciamo beef”. Comunque abbiamo mangiato benissimo, molto, molto piccante, e speso 500 Bath, l’eccezionale cifra di 12 € in 2.
Il secondo giorno siamo andati a visitare il complesso del Grand Palace. Anche qui i diari sono stati utilissimi. Siamo andati con il battello che con 13 bath a testa (26 centesimi di Euro), ci ha portati a pochi metri dal Grand Palace.
Qualche metro prima del cancello d’ingresso, un uomo ci ferma dicendo che non possiamo entrare con i bermuda e le infradito e che nella sua meravigliosa bancarella aveva l’abbigliamento adeguato “da venderci”. Ed io stavo per cascarci…..Per fortuna mi sono ricordata di tutte le cose lette settimane prima e così ho detto a mio marito, Ugo, di non ascoltarlo e di andare avanti. Appena entrati, ci hanno fornito “gratuitamente” una gonna pareo e dei pantaloni perfetti per l’occasione. Biglietto 250 Bath a testa. Tutto maestoso. Forti sensazioni al Wat Prah Keo davanti al Budda di smeraldo. Ri-battello per tornare in albergo, tuffetto in piscina e mitico massaggio Thai con olio a 400 Bath (meno di 9 euro, e non è tra i più economici). La sera ci siamo concessi una faraonica cena in albergo, a bordo piscina a 2200 Bath, eccessivo per la Thailandia, in Italia pizza e birra. In fondo siamo in viaggio di nozze. La mattina dopo avevamo previsto un giro a Piazza Siam, dove si trovano i più grandi centri commerciali di Bangkok, ma abbiamo avuto un imprevisto con la carta di credito che stranamente non andava. Dopo qualche ora di panico, ci aspettavano ancora due settimane di viaggio, abbiamo risolto. Mettiamola così: abbiamo risparmiato!
Alle 17,15 abbiamo preso il volo per Chiang Mai. Atterrati alle 18,30 circa. La sera un breve giro al Night Bazar, breve perché io ho iniziato a sentirmi male. Rientrati in albergo ho preso un’aspirina e letto. Il giorno dopo febbre e vomito…Ugo mal di pancia. La d…… del viaggiatore ha colpito anche noi.
Il secondo giorno abbiamo deciso di cambiare albergo, la camera del River view lodge era piuttosto bruttina, nonostante il bel patio e la piscina. Sbrigate le pratiche di ingresso, abbiamo optato per un giro soft (300 Bath a testa) per andare a Bo Sang, lo stradone appena fuori Chiang Mai, dove si trovano per lo più capannoni che vendono merce locale. La cosa più interessante sono le dimostrazioni sulle lavorazioni artigianali. Abbiamo acquistato un po’ di souvenir da regalare agli amici. Ugo, forse impietosito dalle mie condizioni fisiche, mi ha regalato una bellissima collana d’argento antico, intarsiata e lavorata a mano. Rientrati in albergo abbiamo pensato alla cena, perché ormai da 2 giorni mangiavamo solo riso in bianco. Anche in questo caso ho benedetto i diari di viaggio e nonostante né io né Ugo amiamo mangiare italiano all’estero, abbiamo ceduto: Da Stefano, che tra l’altro si trovava dietro il nostro albergo. Abbiamo chiesto pollo alla griglia e patate al forno che, vi assicuro, dopo giorni di cibo orientale è stato il pasto più gratificante in assoluto. Il terzo giorno abbiamo affittato una macchina con driver per andare a visitare l’Elephant Conservation Center (70 Bath). Gli elefanti sono molto buffi e molto intelligenti. Ho fatto delle belle foto mentre facevano il bagnetto ai turisti. Poi uno show, una dimostrazione di come vengono usati al lavoro. Gli abbiamo dato da mangiare e, infine, fatto un giro nel loro ospedale. Beh, vedere gli animali malati non fa mai piacere e, in fretta, il ricordo è andato al nostro piccolino che in questo viaggio ci sta accompagnando (uno dei nostri gatti morto il 25 settembre in seguito ad una malattia infettiva che in 10 giorni se l’è portato via).
Abbiamo mangiato a Lamphun e visitato i templi principali di questa cittadina.
Rientrati a Chiang Mai, abbiamo portato la nostra roba dell’ultima settimana ad una lavanderia dietro il nostro albergo (30 Bath al KG= 0,66 €). In totale abbiamo speso 141 Bath (e la fantastica proprietaria ci ha anche stirato tutto). Pomeriggio in giro per i templi di Chiang Mai. Cena nuovamente da Stefano: antipasto di formaggi italiani, fettuccine alla bolognese per Ugo, pizza per me. Che goduria! Lo stomaco ha ringraziato.
Stamattina pick up h 8,30. Tour: waterfall e parco di Doi Ithanon (2565 mt), la punta più alta della Thailandia. Il primo stop alle cascate Wachirathan (dopo 21 Km di autostrada); su per altri 20 Km raggiungiamo i Phra Mahathat e Napha Methanidon, due chedi costruite in onore del re e della regina. Quella del re è marrone dorata, quella della regina viola e oro. Infine su per la vetta, dove ci aspettava una nebbiolina che ricordava un’ambientazione da bosco incantato. Tornando giù, ci siamo fermati a mangiare qualcosa. Il nostro gruppo non era socievolissimo: 2 giovani militari canadesi, una mamma e una bimbetta afro-americane, io e quel meraviglioso esemplare di mio marito che, ovviamente, era l’unico a parlare. Altro stop al mercato delle tribù di montagna, che vi assicuro sembrano dei peruviani. Ultima fermata alle Siriphum Waterfall, infine Chiang Mai. Ritirati i panni dalla nostra lavanderia preferita. Cambiati i Bath in dollari perché in Myanmar non si può usare la carta di credito e non ti cambiano altre valute. Doccia e cena: dove? Da Stefano. L’ultima cena italiana per affrontare 10 giorni di Myanmar.
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Stamattina abbiamo fatto l’ultimo cambio, e poi di corsa verso l’aeroporto raggiunto con un songtaew (100 Bath).
Per uscire dalla Thailandia si paga una tassa di 500 Bath; però se acquisti beni al di sopra dei 5000 Bath, ti scalano il 7%. Meglio ricordarselo. Via verso il Myanmar.
Appena metti i piedi in questo paese, ti rendi conto della povertà imperante. L’aeroporto sembra rimasto al 1940 e non solo per l’ “oldstyle”, soprattutto perché è pieno di militari, uomini e donne. Abbiamo raggiunto il nostro albergo con un taxi (chiamare i taxi del Myanmar con questo nome è un complimento: sono parecchio malandati): il Guest Care Hotel, consigliato dalla Lonely, sembra l’albergo degli spettri. Hitchcock avrebbe potuto benissimo ambientarci uno dei suoi film. Punti di pregio: la camera pulita e le zanzariere.
Il tempo di mettere i bagagli in camera e di cambiare 20$ al Savoy Hotel che sta affianco al Guest Care (Bellissimo il Savoy!), poi via di corsa verso il Bagyoke Aung San Market. Erano le 17 e stavano quasi chiudendo, ma siamo andati lì soprattutto per osservare, non tanto per comprare. Abbiamo raggiunto il Central hotel per cambiare altri 10$ (la Lonely lo consiglia come un posto dove si può cambiare bene). Quindi direzione Sule Paya. La cosa più bella di questa pagoda è la gente che si ritrova lì dentro. I sorrisi che tutti elargiscono generosamente, i bambini curiosi e belli, bellissimi. Come sono lontani dal nostro mondo…
Subito dopo abbiamo mangiucchiato qualcosa in un ristorante sulla Sule Paya Road, preso un taxi (1500 K) per tornare in hotel, doccia e letto. Domani all’alba ci aspetta la Swedagon Paya.
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L’esperienza di Yangon è stata veramente contrastante. Da un lato la bellezza inimmaginabile della Swedagon Paya, del giardino di Kandawagy e del sorriso della gente; dall’altro la povertà, le strade e i palazzi grigi, tristi. Tutta la città sembra un cantiere sempre aperto. Nella Swedagon (un vero capolavoro) abbiamo conosciuto un ex-professore universitario che, per aver voluto raccontare la vera storia del Myanmar ai suoi studenti, è stato licenziato, non prende la pensione nonostante fosse prossimo, ed è costretto, pur abitando fuori Yangon, a prendere un autobus alle 5 del mattino, raggiungere la Swedagon e sperare che qualche turista lo usi, come abbiamo fatto noi, come guida per guadagnare qualche Kyat. Stare con lui è stato molto interessante. Abbiamo scoperto che lui, come me e Ugo, è nato di Sabato. Nella Swedagon gli angoli corrispondono ai punti planetari, dedicati ai giorni della settimana. Il nostro è Saturno (segno del drago e del serpente) in direzione sud-ovest. Abbiamo versato l’acqua 3 volte sulla testa del Budda, 3 volte sul drago, 3 volte sulla veste del Budda. Infine abbiamo pregato per la salute, per tutte le sofferenze, per il lavoro, per la famiglia e per i desideri.
Poi ci ha fatto fare un’altra cosa carina: in uno dei padiglioni esterni c’è un enorme Budda seduto con un ventaglio sopra la testa. Ognuno deve sventolarlo con una corda apposita per i suoi anni di età +1. Ce ne siamo andati poco dopo, eravamo lì dalle 6 del mattino. Siamo tornati in albergo per fare colazione e riposare un po’. Poi verso il lago di Kandawagy. Un giro nei giardini, veramente ben tenuti; abbiamo mangiucchiato un ananas in un baretto e poi siamo andati a vedere altre due pagode. In una di queste abbiamo trovato un altro signore anziano che ci ha portato a vedere un monastero. Ho fatto delle bellissime foto ai monaci che studiavano i sutra in pali. La sera ci siamo concessi una cena al Savoy per uscire dalla tristezza del nostro Hotel (costo: 28 €).
La mattina dopo, altra levataccia. Sveglia alle 4,30 per prendere l’aereo delle 6 per Bagan.
Tutto quello che c’è di brutto a Yangon, viene ripagato dalla bellezza indescrivibile che questo posto ti riserva.
A Bagan sembra di stare in un luogo senza tempo, nel mondo delle fiabe. Neanche Angkor wat mi ha dato tanta emozione. Anche qui è la gente che ti conquista subito. Questa gente che vive in totale povertà, senza alcuna assistenza sanitaria, senza che nessuno muova un dito per liberarli dal regime totalitario a cui sono sottoposti. Vivono con pochi dollari al mese. Abbiamo calcolato che con quello che noi paghiamo per una notte al nostro albergo, ci pagano 3 stipendi per chi ci lavora. La maggior parte dei soldi va in tasse al governo.
Immersi nel fascino di questo posto fiabesco, abbiamo cercato, per quello che abbiam potuto, di stringere legami con le persone. Notiamo quanto è differente la nostra scuola buddista dalla loro (io e Ugo seguiamo da più di 13 anni ormai il Buddismo di scuola giapponese).. Il loro fine ultimo è il Nirvana, la liberazione dalla sofferenza, dagli attaccamenti. Chissà se è questo il loro modo per sopravvivere a tutta questa oppressione. Per loro è molto pericoloso parlare del governo, perciò noi turisti non possiamo fare troppe domande. Ci hanno detto che ci sono molti militari in borghese che si mescolano tra la gente. Di certo non sono felici di questa situazione.
L’altro aspetto sono i bambini, bellissimi e purtroppo costretti a vendere cartoline o a chiedere l’elemosina ai turisti.
Sulla Swesandaw Paya, da dove abbiamo ammirato il primo leggendario tramonto sulla valle di Bagan, abbiamo conosciuto una bimba di 12 anni che si è innamorata della mia cintura. Del resto era la mia preferita e dico “era” perché alla fine ho ceduto e gliel’ho regalata. E vi assicuro che la felicità di Cherry (così ha detto di chiamarsi), il sorriso infinito, l’espressione da principessa, ha ripagato ogni attaccamento.
Oggi Ugo non sta benissimo, la d…… del viaggiatore ha colpito ancora, perciò stiamo riposando sulle sdraio, davanti alla piscina dell’albergo. Nel pomeriggio un nuovo giro in calesse (ormai sono 3 giorni che andiamo con Oun e il suo Rambo per templi) verso l’ultimo tramonto.
L’immagine della valle di Bagan dall’alto di un tempio è una cosa che non puoi descrivere né rendere con una fotografia o un video. L’impressione che dà negli occhi e nel cuore è un tesoro che si può ammirare solo dal vivo.
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In effetti l’ultimo tramonto a Bagan è stato molto bello. Siamo tornati sulla Swesandaw e lì ho salutato Cherry.
Oun mi ha aiutato a comprare i loungi (la gonnellina che qui usano uomini e donne) per me e per Ugo e la tanaka, una polvere gialla che le donne birmane usano per proteggersi dal sole e per rendere la pelle più bella.
Abbiamo fatto una chiamata veloce in Italia (6$ al minuto: tantissimo!), ordinato qualcosina per cena al solito ristorante consigliato da Oun, che una sera con 3200 K, la sera dopo con 2200K (perché Ugo non stava bene), neanche 4 €, ci ha portato la cena in camera in hotel, all’ora che volevamo.
Il 17 siamo partiti, questa volta per Ngapali Beach, dove abbiamo pernottato all’ Aureum Palace Resort, aperto da appena 1 mese e ½. Beh, che dire dell’Aureum, è un vero paradiso, la stanza è in realtà un cottage con un salottino, camera armadio, bagno, giardinetto esterno con jacuzzi.
A Ngapali stiamo solo riposando e mangiando tanto buon pesce. Ieri ci siamo concessi una gita in barca per fare snorkelling, pescare e fermarci in un’isoletta (Pearl Isle) dove ci hanno cucinato del pesce freschissimo, bagnato da sano latte di cocco. C’eravamo solo io, Ugo e i ¾ dell’equipaggio (6 persone in totale).
Il tutto a soli 20 $ (10$ a testa).
I prezzi dell’Aureum sono ovviamente molto alti se comparati a tutto il resto, ma per noi europei sono meno dello standard. Ieri sera abbiamo cenato sulla barca (del Resort) sulla spiaggia a base di Aragosta e Red Snapper, vino bianco, insalata a 45 $, circa 36 €. Fatevi i conti!
Domani si parte (3 aerei in 22 ore) alla volta di Roma.
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