LE MILLE MIGLIA DI PUERTO RICO : PUERTO RICO

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LE MILLE MIGLIA DI PUERTO RICO

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LE MILLE MIGLIA DI PUERTO RICO

Località: TUTTA L'ISOLA
Stato: PUERTO RICO (PR)
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LE MILLE MIGLIA DI PUERTO RICO

29/12/2007 – PRE-PARTENZA
Finalmente si parte. Non ne potevamo più, sono passati quattro mesi dal nostro ultimo viaggio ed eravamo ormai in astinenza. Siamo carichi come due sveglie perché questa volta andremo al mare, quello vero, i Caraibi.
La scelta è caduta su Puerto Rico e in molti ci hanno chiesto “perché proprio lì ?”.
Semplice: Puerto Rico è prima di tutto fuori dalle rotte turistiche tradizionali (almeno per gli italiani, ai quali vengono normalmente offerti Cuba-Messico-Santo Domingo).
Poi perché è un’isola non troppo grande (lunga circa 120 km e larga circa 50) e quindi vascabile senza troppa fatica con un’auto a noleggio.
Un altro fattore fondamentale è che buona parte dei 400 km di coste sono occupati da spiagge con palme, e per la nostra fame di mare/sabbia è l’ideale.
In più all’interno si trova una foresta tropicale straordinaria che può offrire una valida alternativa alle estenuanti sedute abbronzanti sotto il sole dei Caraibi.
Da ultimo, ma da non sottovalutare, la moneta locale è… udite, udite… il dollaro USA, praticamente in ginocchio rispetto all’Euro (1 $ = 0,68 Euro), con tutti i benefici che ne possono derivare.
Ecco spiegati i motivi.
Come l’ultima volta (vedi racconto “USA OVEST”) preferiamo spezzare il viaggio in due: oggi arriveremo a Malpensa, pernotteremo al Malpensa House e partiremo con il volo di domani. Fare una pesissima levataccia domani mattina (verso le tre!) e arrivare a Malpensa per il Check-in delle 8,00 sarebbe un’inutile ed pesante allungamento del trip, dannoso solo per la nostra salute.
Il viaggio comincia già con una piccola sorpresa: al Malpensa House la caldaia è andata in tilt e quindi, senza alcun supplemento, veniamo parcheggiati all’Hotel Cardano. Piccolo particolare: l’Hotel Cardano è un 4stelle!

30/12/2007 – MALPENSA – SAN JUAN VIA PHILADELPHIA
Si vola con U.S. Airways, biglietto acquistato sul sito della compagnia a 770,00 Euro (commissioni e tasse comprese). Nove ore e passa di volo e ci troviamo catapultati a Philadelphia per uno stop di quattro ore (che tra menate dell’immigrazione, perquise, transfer dei bagagli e pizza al trancio, volano via abbastanza spedite).
Il volo per San Juan, altra stecca di quattro ore, sempre con U.S. Airways, è piuttosto movimentato a causa di diverse turbolenze; in compenso risulta quasi totalmente inattivo il carrello delle vivande (solo un minuscolo snack).
Per evitare sbattimenti di vario genere (che sarebbero veramente inutili e pesanti a quest’ora – le undici ora locale, le quattro del mattino in Italia) abbiamo trovato su internet (sul suo proprio sito) e prenotato un piccolo motel ad un paio di chilometri dall’aeroporto.
La sfiga però è con noi e ci appoggia sulla spalla la sua mano nefasta: i nostri bagagli non sono arrivati! (eviteremo a questo punto di elencare le inascoltabili imprecazioni lanciate verso i quattro punti cardinali).
Non siamo gli unici sfigati del nostro volo e così in poco tempo si forma una discreta fila davanti all’ufficio reclami che viene gestito da un paio di impiegate extra large, con unghie pitturatissime, ma di una lentezza spaventosa.
Ci comunicano che le nostre valigie arriveranno domani con il volo delle 13,30. Fortunatamente abbiamo la sana abitudine di arricchire il bagaglio a mano con un po’ di indumenti di emergenza (che possono essere fondamentali in momenti come questo) e quindi non siamo completamente “desnudos”, ma il contrattempo è di quelli che fanno girare vorticosamente le palle. Scornati, prendiamo un taxi che per la modica cifra di 11,00 $ ci conduce al nostro Villaverde Inn, piccolo motel di colore verde in una zona chiamata “Isla Verde”, con sbarre alle finestre, sbarre e lucchetto alla porta, catenaccio al cancello (evidentemente non deve essere una zona del tutto tranquilla). Ci serviremo di questo piccolo bunker (stanza e bagno minuscoli, letto queen size, 80 $ a notte) per due notti, poi comincerà il nostro tour vero e proprio.
Ormai siamo spappolati, quindi buonanotte.

31/12/2007 – SAN JUAN
Sveglia nel bunker. Veramente non abbiamo dormito troppo bene, un po’ per il fuso orario sballato, un po’ per l’incazzatura per i bagagli in ritardo, un po’ per il casino della strada adiacente (il nostro piccolo motel è appollaiato sulla carretera 26, un’autostrada trafficatissima ad ogni ora del giorno e della notte, e i portoricani guidano in maniera piuttosto rumorosa e pittoresca).
Oggi alle 13,30 dovremo presentarci in aeroporto per ritirare (speriamo!) le nostre valigie che arriveranno da Philadelphia. Sono giorni di grande casino per tutte le compagnie aeree e quindi non siamo stati le uniche vittime, anche se la storia arcinota del “mal comune, mezzo gaudio” non riesce a farci stare meglio. Mezza giornata è quindi andata a puttane.
Per ingannare l’attesa ci facciamo due passi per vedere una piccola parte di San Juan, dove si può morire di qualsiasi cosa tranne che di fame: i locali pubblici (almeno nella nostra zona) sono quasi tutti ristoranti e accanto a quelli tipici di “comida criolla” (riso, pollo, fagioli) c’è un susseguirsi trionfante di fast food da far impallidire… McDonalds, Burger King, KFC, PizzaHut, Wendy’s, Church’s Chicken ecc. ecc. E infatti il popolo portoricano è caratterizzato da un’obesità largamente diffusa.
Quindi all’aeroporto: che culo, arrivano le nostre valigie! Felici come le pasque, baciamo i nostri effetti personali e finalmente inizia la vacanza. Festeggiamo sulla spiaggia di Isla Verde, dove possiamo cominciare a spalmarci le creme e beccarci il primo assaggio di sole portoricano.
Serata di capodanno tipicamente italiana: Anna, una ragazza che vive e lavora a San Juan, conosciuta via internet nei mesi scorsi durante una ricerca su skype, ci ha invitati a casa sua a cena. Oltre a lei, l’allegra brigata è composta da suo marito, i suoi due figli, suo fratello, sua cognata e i suoi due nipoti. Si aggiunge alla comitiva anche un amico, naturalmente italiano. A questo punto la tavolata è completa: undici italiani a Puerto Rico. Una serata davvero molto piacevole, con una straordinaria sintonia creatasi subito tra persone che, in fin dei conti, non si erano mai viste prima. Anna, tra l’altro, è anche un’ottima cuoca (il suo “bue alla bourguignonne” è mitico).
La stanchezza però ci assale: essendo tutti italiani fuori sede, concordiamo di festeggiare il capodanno secondo l’ora di un fuso intermedio standard, per anticipare il nostro ormai necessario ricovero a letto. Alle 23,00 viene sparato in orbita il tappo dello spumante, saluti e rientro al Villaverde Inn, dove ci barrichiamo nel nostro bunker. Fuori è il finimondo.

Continua sul mio sito www.tripfabio.com

 

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