Frammenti di un viaggio : GREECE

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Frammenti di un viaggio

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Frammenti di un viaggio

Località: Varie
Stato: GREECE (GR)
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Andai in Grecia tanti anni fa. L’ agenzia di viaggi ci aveva assicurato una cabina a quattro posti, mentendo spudoratamente. Io ero con un’ amica di vecchia data e con un’ altra, conosciuta a Venezia dove, al tramonto, ci dovevamo imbarcare. Contrariamente alla promessa fatta, fummo sbattute nella stiva della nave dove non era possibile nemmeno spogliarci per la promiscuità che vi regnava. Ci distendemmo su rozze panche: sopra le nostre teste i tubi roventi che portavano l’ acqua alle caldaie. Una delle mie amiche aveva puntato la sveglia alle 3,30, calcolando che alle 5 la nave sarebbe uscita dal canale di Corinto per entrare nel Mare Egeo. Quando suonò la sveglia avrei mandato al diavolo l’ amica, la Grecia e, soprattutto la nave Filippos. Questo era il nome della carretta che ci aveva accolto con tanta malagrazia. Il canale di Corinto, artificiale, è stretto, delimitato da muri altissimi, e buio, illuminato solo da radi lampioni, gialli come meloni. Dava una fastidiosa sensazione claustrofobica che superai , ubbidendo all’ amica che mi spronava ad alzarmi. Quando. Alle 5, la nave entrò nel Mare Egeo, lo spettacolo che si offrì ai nostri occhi aveva del prodigioso. Il silenzio esaltava la bellezza del mare azzurro e calmo. Il cielo, puro e terso non era offeso da piccole nubi rosee, vaporose e luminose. Una stella brillava, netta e vivida. Pensai che, forse, non si possono raggiungere la pace e la bellezza senza avere attraversato l’ oscurità di un tunnel.
Arrivammo al Pireo e poi ad Atene. La prima impressione fu di una città disordinata, più levantina che classica, ma quando entrammo nel Museo archeologico la bellezza di una civiltà ci si presentò attraverso le maschere auree di antiche eroi che evocavano la guerra di Troia. E quando, poi, salimmo all’ Acropoli, tutto lo splendore della civiltà ateniese balzò nel presente. Solo in seguito riflettei sui buchi neri di quel passato: la schiavitù, la condizione delle donne condannate al silenzio. Ma quante emozioni mi regalò quel viaggio! Sui gradini del teatro di Epidauro c’ era il professore Giuseppe Cammelli, grecista di fama internazionale, con un gruppo di allievi che recitavano l’ Alcesti. A Delfi, sulla pista in terra battuta dell’ antico stadio, correvano quattro giovani: generazioni separate da più di due millenni si incontravano su una pista che ha sfidato il tempo.
Era l’ epoca della dittatura dei colonnelli. Ci accompagnava una guida che, nemmeno troppo velatamente, ci comunicava la sua opposizione di comunista al regime dominante. Quando ci accompagnò all’ Acropoli di Sparta, un villaggio dove le strade erano attraversate da greggi, la nostra guida si guardò intorno e, vedendo il nulla, disse: “ Ecco quello che resta delle culture militariste”.
Da un’ altura dove gustammo spiedini di agnello arrostiti e formaggio, potevamo scorgere in basso la pianura di Maratona e ricordammo Fidippide che perse la vita per correre ad annunciare la vittoria della piccola Atene sul gigante persiano. Olimpia, immersa nel verde di alberi secolari, ci comunicò l’ aspetto apollineo della bellezza classica, mentre a Delfi, circondato da boschi selvaggi, aleggiava, attraverso il ricordo dell’ oracolo e della Pizia, lo spirito dionisiaco, Spirito apollineo e dionisiaco di cui, se non sbaglio, il primo a parlare fu Nietzsche, si intrecciano spesso. Proprio nel Museo di Delfi la composta bellezza classica dell’ Auriga ci riconduce allo spirito apollineo. La cultura bizantina, presente in Grecia, all’ improvviso si mostra su basse collinette dove sorgono piccole chiese in cotto e intarsi musivi. Nella stessa Atene c’ è tutta una via caratterizzata dal bizantinismo, nei cui negozi si possono acquistare oggetti di piccolo antiquariato artigianale.
Il mare si scorge spesso da un vicolo o da un’ altura e se si va in cerca di posti marini particolari si può trovare Nauplia, il più bel porto dell’ Argolide, recitano le guide. Come smentirle? Ricordo il mare azzurrissimo e quieto e le piccole onde che lambivano la riva, accarezzando la sabbia e qualche ciottolo bianco. Noi tre, sedute ad un tavolino proprio in prossimità del mare, ci trovammo i nostri bicchieri di latte freddo assaliti da piccoli nugoli di api che non ci dettero alcun fastidio ma una gioia accresciuta dal loro flebile ronzio. Se ci si addentra nella città, una rete di vicoli ti afferra, accompagna il tuo andare, ti affascina.
Lo scenario cambia completamente a Micene: il paesaggio è brullo come quello di un mondo appena nato e che deve ancora prendere forma. In questa atmosfera d’ incertezza si afferma la forza austera della Porta dei Leoni. Molti ricordi di quel viaggio, purtroppo, sono fuggiti dalla mia mente ma è rimasta intatta la magia di una terra solare, a volte aspra, a volte carezzevole.

 

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  • Franca Maria Bagnoli
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